Le nuove sale dedicate ad Andrea del Sarto e ai pittori del primo Cinquecento a Firenze
Firenze – Giorgio Vasari nelle sue Vite ne parlava come del “pittore senza errori”.
Ed in effetti la Madonna delle Arpie, realizzata nel 1517, e quindi nella prima maturità di Andrea del Sarto, con il suo equilibrio stilistico, la perfezione formale, l’armonia dei colori, costituisce un monumentale esempio di questo stile ineccepibile.
Questo capolavoro è uno dei 25 dipinti che campeggiano nelle nuove sale che, al secondo piano delle Gallerie degli Uffizi, raccontano l’originalità di Andrea del Sarto, Fra Bartolomeo e della cerchia di pittori attivi a Firenze nel primo ventennio del Cinquecento.
L’originale esperienza creativa di questi artisti animò la vita culturale fiorentina nei primi dieci anni del Cinquecento aprendo la strada alla ‘maniera moderna’, al genio di Raffaello e alla fase più matura del Rinascimento.
Gli spazi inaugurati oggi si trovano alla fine del Terzo Corridoio e ne concludono, cronologicamente, la narrazione storico-pittorica. Figura di passaggio tra la cultura fiorentina di tardo Quattrocento, rappresentata dai fratelli Ghirlandaio, da Piero di Cosimo, da Botticelli e da Perugino, e le proposte dei più giovani e brillanti ingegni di Michelangelo e Raffaello, Fra Bartolomeo, con la sua profonda spiritualità e la monumentalità classica delle composizioni, apre la strada a un Raffaello arrivato nel 1503, giovanissimo, a Firenze.
Nel convento di San Marco il frate ha guidato un’ importante bottega che ha esteso la sua influenza fino a oltre la metà del secolo anche grazie alla conservazione e alla trasmissione alle generazioni successive dei modelli grafici del maestro. Fulcro della prima sala è La Visione di san Bernardo, eseguita nei primissimi anni del Cinquecento, in dialogo con la Visitazione di Mariotto Albertinelli (1503), maestro con il quale fra Bartolomeo condivise a lungo la bottega prima di prendere i voti. A seguire, la sala interamente dedicata ad Andrea del Sarto, massimo protagonista della scena fiorentina del secondo e terzo decennio del secolo, accoglie le sue monumentali opere, originariamente destinate ad altari di chiese e confraternite, come la Madonna delle Arpie, che occupa la parete di fondo.
La terza e ultima sala di questo nuovo allestimento, alla fine del Terzo Corridoio, ricostruisce il panorama artistico all’avanguardia della città nei primi due decenni del secolo. Il pubblico si trova di fronte a opere di Franciabigio, grande amico di Andrea del Sarto, e del quale è nuovamente esposta, dopo sei anni di assenza, la Pala di San Giobbe, datata 1516 e proveniente dalla cappella della Compagnia di San Giobbe presso la Santissima Annunziata. Ci sono anche i lavori di Alonso Berruguete, uno dei pittori spagnoli venuti in Italia intorno al 1508 per studiare le opere di Michelangelo e Raffaello, del senese Domenico Beccafumi e di Domenico Puligo.